Sta di fatto che la colline dove oggi sorge Giove, divenne da subito un importante luogo per il controllo del Tevere, e del passaggio di merci e persone, e dell’antica via Amerina.
Non sappiamo se sul colle sia mai esistito un santuario dedicato a Giove, ma attestazioni archeologiche di epoca romana, soprattutto lungo il fiume dove doveva estendersi un porto fluviale, non mancano: mura, magazzini, laterizi, monete che diedero luogo anche alla tradizione storia su San Valentino e il suo martirio sul Tevere, dove venne poi innalzata quella Chiesa di San Valentino ad Flumen di cui oggi purtroppo non resta traccia.
Interessante, in loc. Palombara, un monumentale Colombario, particolare tipologia di sepoltura romana databile tra il I sec. a.C. e il II d.C.
Giove tra Medioevo e Rinascimento
Anche se taluni fanno riferimento a un documento del 1191 – concernente la permuta di alcune attività tra Offreduccio di Buonconte di Alviano e Berardo di Pietro signore del “Castello di Juvo”, probabilmente però a riferimento del Castello di Giove posto a Sellano, vicino Norcia – la prima attestazione certa che parla del Castello di Giove è datata 2 gennaio 1223.
Fu in quella data che Giove, contesa tra Amelia, Todi e Orvieto passa a quest’ultima con atto di sottomissione.
Dopo il passaggio di Federico II e la vittoria del papato Giove, nel 1248 passò agli Alviano, salvo poi essere acquistato dai Caetani nel 1301 e, nel periodo della “Cattività di Avignone” iniziano le dispute sui castelli del territorio tra le famiglie romane dei Caetani, de Colonna degli Orsini e quella degli Alviano.
In pochi anni poi si susseguono diversi personaggi tra cui lo stesso Federico da Montefeltro e tra fine 1400 e inizio 1500: Ferrante Farnese, Cesare Borgia e poi i Farnese.
Finché il 14 luglio del 1597 Giove finisce definitivamente a Ciriaco e Asdrubale Mattei diventando poi Ducato.