punto di interesse
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Lo splendido palazzo che si affaccia su Piazza San Francesco, fulcro della vita cittadina, è intitolato a uno degli esponenti più importanti scultori della storia italiana che a San Gemini aveva diversi possedimenti: Antonio Canova.
Correva l’anno 1530 quando Papa Clemente VII concedeva San Gemini, elevata a ducato qualche anno dopo, alla famiglia Orsini.
Sappiamo che nel 1645, sotto il pontificato di Innocenzo X, Ferdinando Orsini era ancora duca di San Gemini e il ritrovamento di una pianella su cui è stata incisa la data 1645, conferma la ricostruzione in quegli anni della parte più antica del palazzo, che si affaccia sulla piazza San Francesco da parte di Antonio da Sangallo il Giovane: la riedificazione della struttura fu terminata nel 1695 sotto Giovanni Antonio Orsini.
Antonio Canova nei suoi frequenti viaggi – aveva avuto l’incarico da Pio VII di Ispettore delle Belle Arti e fu lui a recuperare diversi beni confiscati da Napoleone – visitò l’Umbria diverse volte tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800.
A San Gemini incontrò i canonici del Duomo di Santo Gemine, che chiesero all’artista un disegno e il finanziamento per la ristrutturazione della chiesa del Patrono.
Pare che l’artista, affascinato dalla città, oltre ad affrontare le spese del restauro, comprò tra il 1813 ed il 1816 il palazzo e altri possedimenti in località Vall’Antica da Bartolomeo Terzi e ne fece una residenza di villeggiatura.
Successivamente l’edificio fu ceduto ai frati Cistercensi e da questi, all’inizio del secolo, alla famiglia Medici, attuale proprietaria. L’occupazione francese prima e quella tedesca poi ci hanno privato, purtroppo, di quei tesori che il palazzo conteneva.
Lo splendido palazzo che si affaccia su Piazza San Francesco, fulcro della vita cittadina, è intitolato a uno degli esponenti più importanti scultori della storia italiana che a San Gemini aveva diversi possedimenti: Antonio Canova.
Correva l’anno 1530 quando Papa Clemente VII concedeva San Gemini, elevata a ducato qualche anno dopo, alla famiglia Orsini.
Sappiamo che nel 1645, sotto il pontificato di Innocenzo X, Ferdinando Orsini era ancora duca di San Gemini e il ritrovamento di una pianella su cui è stata incisa la data 1645, conferma la ricostruzione in quegli anni della parte più antica del palazzo, che si affaccia sulla piazza San Francesco da parte di Antonio da Sangallo il Giovane: la riedificazione della struttura fu terminata nel 1695 sotto Giovanni Antonio Orsini.
Antonio Canova nei suoi frequenti viaggi – aveva avuto l’incarico da Pio VII di Ispettore delle Belle Arti e fu lui a recuperare diversi beni confiscati da Napoleone – visitò l’Umbria diverse volte tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800.
A San Gemini incontrò i canonici del Duomo di Santo Gemine, che chiesero all’artista un disegno e il finanziamento per la ristrutturazione della chiesa del Patrono.
Pare che l’artista, affascinato dalla città, oltre ad affrontare le spese del restauro, comprò tra il 1813 ed il 1816 il palazzo e altri possedimenti in località Vall’Antica da Bartolomeo Terzi e ne fece una residenza di villeggiatura.
Successivamente l’edificio fu ceduto ai frati Cistercensi e da questi, all’inizio del secolo, alla famiglia Medici, attuale proprietaria. L’occupazione francese prima e quella tedesca poi ci hanno privato, purtroppo, di quei tesori che il palazzo conteneva.
Questo palazzo, articolato e particolare, trae la sua tipica irregolarità dal fatto di essere fondato dall’unione di più antiche unità edilizie.
La costruzione seicentesca si affaccia sul viale intitolato all’artista veneto e domina la sottostante Piazza San Francesco. Incorpora in sé la porta oggi chiamata Canova e una tempo Porta Sale.
Questo palazzo, articolato e particolare, trae la sua tipica irregolarità dal fatto di essere fondato dall’unione di più antiche unità edilizie.
La costruzione seicentesca si affaccia sul viale intitolato all’artista veneto e domina la sottostante Piazza San Francesco. Incorpora in sé la porta oggi chiamata Canova e una tempo Porta Sale.
Unitamente alla Porta Tuderte (o Porta di San Giovanni), Porta del Sale, è la porta più antica di San Gemini: rappresentava l’accesso sud dell’antica via consolare Flaminia che consentiva il passaggio all’interno della città per poi uscire dall’altra in direzione di Carsulae (link al PDI).
La sua antica fondazione è anche visivamente confermata dal deterioramento delle parti in basso dei montanti dell’arco, causati di certo dai mozzi dei carri che vi transitavano.
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La Progressive Web App è parte del progetto “Le Terre dei Borghi Verdi”, realizzato in collaborazione e con il contributo della Regione Umbria – Assessorato al Turismo
©2021 Le Terre dei Borghi Verdi
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