punto di interesse
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Il seicentesco Palazzo Vici, dimora della nobile famiglia di origini stronconesi, sorge all’interno delle mura di Avigliano Umbro, di fianco la Chiesa della SS. Trinità.
Fu frate Settimio Vici, cavaliere di Malta e nipote di Patrizio – poeta che fece fortuna grazie anche al matrimonio a Todi con Drusiana degli Atti – a edificare il Palazzo Vici e la stessa chiesa, all’interno del castello di Avigliano Umbro nel Seicento.
L’edificio divenne la struttura rappresentativa della famiglia e aveva un accesso dedicato alla chiesa. Oltre questo accesso, aveva un passaggio sotterraneo e una galleria “alta come un cavallo” che, partendo da palazzo giungeva dopo circa quattro chilometri, fino alla Fortezza Alta un tempo fortilizio de Vicis.
Il seicentesco Palazzo Vici, dimora della nobile famiglia di origini stronconesi, sorge all’interno delle mura di Avigliano Umbro, di fianco la Chiesa della SS. Trinità.
Fu frate Settimio Vici, cavaliere di Malta e nipote di Patrizio – poeta che fece fortuna grazie anche al matrimonio a Todi con Drusiana degli Atti – a edificare il Palazzo Vici e la stessa chiesa, all’interno del castello di Avigliano Umbro nel Seicento.
L’edificio divenne la struttura rappresentativa della famiglia e aveva un accesso dedicato alla chiesa. Oltre questo accesso, aveva un passaggio sotterraneo e una galleria “alta come un cavallo” che, partendo da palazzo giungeva dopo circa quattro chilometri, fino alla Fortezza Alta un tempo fortilizio de Vicis.
Il palazzo, completamente inserito nel tessuto dell’abitato medievale, conserva al pian terreno – un tempo dedicato ai servizi – una piccola biblioteca con gli uffici della parrocchia e una piccola chiesa da dove si vede la piccola botola con accesso al sotterraneo.
Una bello scalone accompagna al piano nobile con due ambienti completamente affrescati e con soffitti originali decorati:
Il secondo piano era adibito al personale.
La struttura porta il nome della famiglia Vici, originaria di Stroncone, famosa già nel Quattrocento per aver annoverato tra i propri componenti tre Beati e diversi altri personaggi dell’ordine Francescano.
I Vici erano imparentati con le più importanti famiglie di Todi e Spoleto svolgendo un importante ruolo di collegamento tra le realtà dell’Umbria meridionale.
Il capostipite fu Ludovico, dal cui diminutivo “Vico” presero il cognome i discendenti.
Ludovico e sua moglie Isabella furono i genitori del Beato Antonio da Stroncone nato alla fine del Trecento e a cui è dedicata una cappella della Fortezza Alta di Dunarobba.
Ad Avigliano i Vici giunsero all’inizio del ‘600, grazie anche al matrimonio tra Drusiana degli Atti e Patrizio Vici, e acquisirono i terreni intorno al castello. Patrizio lasciò la sua eredità a suo nipote Sebastiano il quale, a sua volta, dispose che il fratello Settimio avesse in donazione possedimenti e beni in Avigliano. Fu proprio Settimio a costruire il palazzo e la chiesa.
Settimio si insediò nella dimora nei primi anni del secolo con la figlia naturale Angela, nata a Todi nel 1624.
Contemporaneamente ad Avigliano era presente anche il capitano Fabrizio Vici, figlio di Aquilante e fratello di Settimio, probabilmente impegnato proprio nella costruzione del Fortilizio dei Vici – la Fortezza di Dunarobba – a guardia della via Amerina, e a guardia del potere del vicinissimo Castello di Sismano, dei principi Corsini di Firenze.
Il palazzo, completamente inserito nel tessuto dell’abitato medievale, conserva al pian terreno – un tempo dedicato ai servizi – una piccola biblioteca con gli uffici della parrocchia e una piccola chiesa da dove si vede la piccola botola con accesso al sotterraneo.
Una bello scalone accompagna al piano nobile con due ambienti completamente affrescati e con soffitti originali decorati:
Il secondo piano era adibito al personale.
La struttura porta il nome della famiglia Vici, originaria di Stroncone, famosa già nel Quattrocento per aver annoverato tra i propri componenti tre Beati e diversi altri personaggi dell’ordine Francescano.
I Vici erano imparentati con le più importanti famiglie di Todi e Spoleto svolgendo un importante ruolo di collegamento tra le realtà dell’Umbria meridionale.
Il capostipite fu Ludovico, dal cui diminutivo “Vico” presero il cognome i discendenti.
Ludovico e sua moglie Isabella furono i genitori del Beato Antonio da Stroncone nato alla fine del Trecento e a cui è dedicata una cappella della Fortezza Alta di Dunarobba.
Ad Avigliano i Vici giunsero all’inizio del ‘600, grazie anche al matrimonio tra Drusiana degli Atti e Patrizio Vici, e acquisirono i terreni intorno al castello. Patrizio lasciò la sua eredità a suo nipote Sebastiano il quale, a sua volta, dispose che il fratello Settimio avesse in donazione possedimenti e beni in Avigliano. Fu proprio Settimio a costruire il palazzo e la chiesa.
Settimio si insediò nella dimora nei primi anni del secolo con la figlia naturale Angela, nata a Todi nel 1624.
Contemporaneamente ad Avigliano era presente anche il capitano Fabrizio Vici, figlio di Aquilante e fratello di Settimio, probabilmente impegnato proprio nella costruzione del Fortilizio dei Vici – la Fortezza di Dunarobba – a guardia della via Amerina, e a guardia del potere del vicinissimo Castello di Sismano, dei principi Corsini di Firenze.
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